La Destra Liberale, affonda le sue radici nei principi risorgimentali di Libertà e Patria che sono stati alla base della costituzione unitaria dello Stato italiano e prima ancora nella configurazione ideologica del liberalismo espressa con la Costituzione di Cadice nel 1812.
A ben ragione quindi la Destra Liberale riconosce la propria antica origine nel partito moderato di Cavour che fu massima espressione politica di quei principi.
Allo stesso modo Destra Liberale rivendica l’orgogliosa discendenza dalla Destra Storica che presiedette in modo mai più eguagliato all’edificazione su solide basi morali e ideali della Nazione Italiana.
Da questa illustre stagione che si concluse nel 1876 inizia un percorso che passa attraverso tutte le fasi di evoluzione spesso dolorose e drammatiche del nostro Stato con un netto e costante ancoraggio alla componente moderata della politica italiana a partire dalle prime fasi di organizzazione, nel 1912, che videro con il patto Giolitti – Gentiloni l’accordo fra liberali e cattolici in funzione antisocialista.
Interventista, tanto da definirsi liberale nazionale, nella 1° Guerra Mondiale che, con l’acquisizione di Trento e Trieste concluse vittoriosamente il ciclo risorgimentale di unione di tutte le nostre terre, la Destra Liberale nelle sue figure più significative espresse un atteggiamento benevolo nei confronti dell’esordiente fascismo, concretatosi nella politica dei “blocchiai” e delle “liste nazionaliai”.
Tale giudizio favorevole (G. Sarrocchi, V. Scialoja), travalicante la rappresentatività effettiva del Partito Liberale Italiano, che, organizzatosi in partito vero e proprio nel 1922 aveva con Gobetti e Amendola assunto viceversa una radicale linea di opposizione al fascismo spinta fino al coraggioso sacrificio della loro stessa vita, continuò attraverso la componente nazionalista (A. Rocco) per tutti gli anni del consenso fino alla sciagurata promulgazione delle leggi razziali nel 1938.
Da quella data inizia la graduale resipiscenza coltivata a livello personale nelle esperienze di una classe borghese comunque animata da una forte coscienza patriottica e a livello politico, per quanto fosse possibile nelle condizioni autoritarie del regime fascista, in verità imparagonabile, anche sul versante dell’ effettiva applicazione degli odiosi provvedimenti sulla razza, alla ferocia delle dittature dell’900: il nazismo e il comunismo stalinista.
La 2° Guerra Mondiale rappresenta comunque una pausa di questa evoluzione perché il richiamo della Patria ha prodotto innumerevoli esempi di sacrificio ed eroismo in una generazione allevata nella sacralità di quei principi.
E’ evidente che nei drammatici gorghi di quelle vicende non poteva esprimersi nessun concetto di riorganizzazione di un progetto politico.
Tuttavia nelle coscienze individuali questo sò.
E se il pensiero comunista e leninista trovava il modo di strutturarsi clandestinamente nei propri obbiettivi di rivincita rivoluzionaria sulla sconfitta del 1919 e quello cattolico dalla catarsi generale traeva l’alimento per la riaffermazione di un ruolo di preminenza progressivamente espropriato dallo Stato risorgimentale prima e dal fascismo, anche nella sua versione di regime benedetto dai vescovi, poi, l’idealismo patriottico si manifestava nel modo più lacerante ma non per questo meno fertile nei confronti della salvezza della Nazione e della continuità dello Stato nella sua concezione più alta.
Destra Liberale è stata dall’ 8 settembre 1943 l’opzione legalitaria di fedeltà al Re, riconosciuto quale augusto e legittimo liquidatore del fascismo con decisione interna e autonomamente italiana e lo spirito risorgimentale di libertà e di indipendenza difeso con le armi contro un esercito spietato di occupazione che ha animato le formazioni di Edgardo Sogno, le fiamme verdi e i militari, ex-ufficiali e soldati, non cooperatori nei campi di concentramento tedeschi.
Destra Liberale è stata tuttavia anche l’opzione dell’onore per la R.S.I.: scelta fuori da ogni calcolo di convenienza, per senso di dignità nazionale che niente ha che a vedere con le fazioni armate e il fanatismo feroce dell’estremismo di Sù.
Su questa linea c’è stata la XAi?? Mas del Comandante Valerio Borghese, difensore dei confini orientali, dei pacificatori come Borsani, dei servitori dello Stato come Rolandi-Ricci e Mazzolini, dei difensori della lira e delle industrie italiane come Tarchi e Pellegrini Giampietro.
L’insieme di queste esperienze che ancora una volta travalicano i limiti di rappresentanza del minuscolo partito liberale riformatosi a Roma nella clandestinità con gli apporti di personalità quali Manlio Brosio e Leone Cattani, costituiscono nell’ iimmediato dopoguerra i fondamenti nobili di una’area moderata che per necessità di sopravvivenza nel 1948 avrebbe annullato la sua specificità identificandosi nell’argine eretto dalla Democrazia Cristiana contro la possibile vittoria dei comunisti di Togliatti.
Ciò nonostante, le voci di quella posizione che trovò nel discorso di Benedetto Croce contro l’iniquo Trattato di pace il suo momento più alto, furono autorevolmente rappresentate nella prima dirigenza del ricostituito P.L.I.
Destra Liberale è la matrice politica del Segretario nazionale Roberto Lucifero ed è la linea che scelse l’opzione monarchica nel truffaldino Referendum istituzionale del 1947 e i rapporti con l’Uomo qualunque per la realizzazione di un blocco nazionale.
Era la linea già risaltata nella demolizione anticipata del C.L.N. e nel secco antagonismo con il Partito dell’Azione, succube dell’egemonia comunista.
L’avvento della segreteria di Giovanni Malagodi nel 1954 sanciva la consistenza interna della componente di destra ma anche le potenzialità esterne del P.L.I. a farsi portabandiera del voto moderato anticomunista che raggiunse la massima forza nella dura opposizione alla svolta di centro-sinistra nel 1963.
A differenza delle scelte della leadership del partito la Destra liberale non precludeva ma anzi incoraggiava, la possibilità di creare una grande destra con i monarchici di Alfredo Covelli e il M.S.I. di Arturo Michelini.
Il ponte che non fu gettato allora per lo sbarramento democristiano e l’errore di prospettiva del Segretario liberale, rifiorò negli anni ’70 con l’impegno forte della Destra Liberale in difesa della libertà contro la violenza rossa e le mire sovversive dell’antifascismo comunista foraggiato da oltre cortina.
Roma con la Confederazione studentesca che vide protagonisti Giuseppe Basini ed Enzo Savarese e, soprattutto, Milano con la Maggioranza Silenziosa animata per la parte liberale da Gabriele Pagliuzzi, Massimo De Leonardis, Maurizio Dall’Orlando, furono le tappe più significative del consolidamento di un’area che avrebbe conformato vent’anni dopo l’attuale centro-destra.
Sempre richiamando gli anni’ 70 il riferimento è alla battaglia di Edgardo Sogno, Marco Grandi, Giannicola Amoretti all’interno del P.L.I. ancora una volta per un fronte comune con la destra: linea che fu tuttavia sconfitta dalla svolta a sinistra del Partito liberale con l’avvento della segreteria di Valerio Zanone nel 1976.
Nel successivo generale appiattimento dovuto alla repressione giudiziaria, di cui l’attacco del magistrato comunista Violante a Sogno costituisce la pagina più oscura, e che è stata pronuba della stagione del terrorismo, del compromesso storico e della “solidarietà nazionale” sotto il ricatto del P.C.I., la Destra Liberale non ha perso le sue motivazioni per ritrovarsi in prima linea nella questione morale degli anni ’80, che determinò la caduta della 1^ Repubblica, caratterizzandosi nell’appoggio al gruppo liberale di Destra costituzionale di Raffaele Costa e successivamente dando vita con Gabriele Pagliuzzi e Maner Pandolfini a Destra Liberaldemocratica e alla “Ragione Liberale”.
La convinta adesione alla battaglia per il maggioritario nel 1993, la formazione del gruppo milanese “Italiani per le riforme” e, alla chiusura del P.L.I., la partecipazione con l’insegna dei Liberali nazionali al movimento di aggregazione della destra italiana identificato in Alleanza Nazionale, sono, in successione, i passaggi caratterizzanti lo sviluppo politico della Destra liberale.
Esaurito il compito di rilegittimazione della Destra parlamentare dopo mezzo secolo di esclusione dal cosiddetto arco costituzionale, la Destra Liberale ha ripreso il proprio percorso di voce autonoma nella prospettiva di un obbiettivo ritornato di prorompente attualità a fronte dell’involuzione subita nell’ultimo decennio da tutto il centro-destra italiano con la dissoluzione di A.N. e la nascita malferma di un contenitore politico (P.D.L.) senza solida significazione ideologica che non fosse la reiterazione del precario bipolarismo italiano.
Ponendo alla base della propria azione il diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà per l’identità alla Patria, Destra Liberale si è rivolta l’interrogativo sulla necessità di una profonda riflessione sul concetto di libertà e sulla sua salvaguardia nel mondo contemporaneo.
Di fronte alle spinte invasive di una società dominata dalla rapacità dei poteri finanziari, resa cinica ed egoista da una progressiva caduta dei valori che non genera maggiori libertà ma, al contrario, una continua spoliazione dei diritti dei singoli, aggredita da una crescita incontrollata delle aree di inciviltà, violenza e prevaricazione, manipolata e condizionata da strumenti di controllo che annientano le volontà degli uomini, l’istituto della libertà deve trovare la prima difesa nell’identità dei popoli e nella sovranità delle singole patrie senza che per questo venga frenato il libero e positivo processo di aggregazione degli stati e dei continenti del mondo.
Per noi italiani si impone la necessità di restituire dignità e forza al nostro Paese, dando nuovo vigore al concetto di italianità e assegnando all’Italia, in coerenza con la sua storia millenaria, il ruolo di propulsione culturale, spirituale, economica del bacino del mediterraneo che fu l’area di civiltà primogenita dell’Impero Romano e della Cristianità.
Sotto questo profilo può trovare soluzione anche l’equivoco europeo: no all’unità per costrizione di poteri economici, sì al libero processo di unificazione nelle comuni radici etiche e spirituali.
E’ urgente frenare la disgregazione del nostro Stato che rischia di naufragare nelle parti indistinte del mondo con forti richiami simbolici e istituzionali ai quali tutti gli italiani, di nuovo fratelli, anche se di differenti fedi ed opinioni, sono chiamati a concorrere.
Per salvare la libertà dei singoli è necessario dar vita a una vera e propria controrivoluzione che contrasti la disumanità a cui sembra inevitabilmente avviato il mondo nel quale trionfa la voglia di annullamento e di autodistruzione.
L’impegno a cui ci chiamano le nuove generazioni non è solo strettamente politico, anche se in questa direzione la Destra Liberale Italiana è naturalmente indirizzata a ricercare una strada comune con tutti i liberali storici e i sotenitori sinceri di un’idea nazionale per la costruzione di un unico raggruppamento che potremmo definire “liberalconservatore”, è un impegno soprattutto morale e ideale per far sopravvivere l’italianità e la possibilità di crescita nella libertà dei nostri figli con uguali punti di partenza per tutti e con intransigente rispetto della verità e della giustizia.